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Autorizzazioni per i dehors, da Fratelli d’Italia critiche all’amministrazione comunale

Nel mirino alcune deroghe che avrebbero permesso a talune attività di sistemare tavoli all'aperto

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Marcello Liverani

Fratelli d’Italia pone una domanda al Sindaco e alla Sua Amministrazione. Quando Lei “ricorda” ai cittadini, con dichiarazione pubblica, che “Il Codice della Strada non si interpreta, ma si rispetta”, si riferisce solamente al C.d.S. o questa Sua dichiarazione vale anche per tutte le leggi e/o Regolamenti esistenti? Glielo chiediamo perché dalla stampa abbiamo appreso che per i Dehors (spazio all’aperto fornito di tavolini), non sia proprio così.

Vorremmo quindi capire, ma Senigallia non era “la città di tutti”? Sembrerebbe di no, anzi è proprio certo, e Fratelli d’Italia è da illo tempore che lo dice e lo scrive. Purtroppo a Senigallia le leggi o i regolamenti valgono solamente per qualcuno, per altri no.

Come giustifica Lei il fatto che a qualche commerciante non è stato concesso il permesso di mettere i tavolini fuori dalle loro attività non avendo, come il regolamento prescrive, il secondo bagno (uno per i dipendenti e uno per il pubblico), mentre ad altri è stata invece concessa una “deroga” e hanno potuto mettere i tavolini anche senza avere i due bagni? Su quali basi verte la deroga?

Come mai, ora che la problematica è uscita fuori, giustamente denunciata da chi si è visto negare il permesso, avete chiesto all’ASUR di verificare e fare una relazione? Il regolamento c’è ed è preciso, quindi a cosa vi serve una relazione o un parere? Forse che leggi e regolamenti hanno bisogno di una relazione per essere messi in pratica? No, se esistono applicati, punto e basta.

A fronte di questo regolamento preciso, a che titolo i Suoi uffici hanno rilasciato, a qualcuno, non a tutti, il permesso per mettere i tavolini pur non essendo a norma? Le leggi e i regolamenti non dovrebbero essere uguali per tutti?

L’assurdo di questa vicenda sa qual è Signor Sindaco? Che il Comune che ha avvallato i permessi di chi non era regola ha implicitamente permesso che si facesse una “concorrenza sleale” tra le attività. Perché se davanti a due imprenditori che non hanno diritto al permesso ad uno si consente di mettere i tavolini, con chissà quale motivazione e/o deroga, e all’altro no, è proprio il Comune in primis a favorirne uno e penalizzarne l’altro.

E adesso, uscita fuori la “magagna”, Lei chiede un “parere” all’ASUR? Questa è una procedura “fantozziana” caro Sindaco, il che non ci stupisce ovviamente perché non è di certo il primo caso. Non è proprio così che si amministra la “res publica”. Non ci si muove in questi termini, e glielo spiega Fratelli d’Italia come si fanno le cose con precisione, correttezza e uguali per tutti.

Per avere il permesso l’imprenditore deve presentare un progetto dimostrando che ci sono i due bagni, ma così non è stato fatto, e oggi questo è acclarato visto che in diversi che hanno i tavolini non hanno il secondo bagno. Tralasciamo come i Suoi uffici siano arrivati a questa “grottesca interpretazione”. Oggi, a fronte di una problematica uscita fuori non si chiede un parere e/o una relazione, ma si fa un controllo, ossia si censiscono tutte le attività per sapere chi è in regola e chi non lo è, e una volta “scoperti” gli irregolari gli si dice chiaramente di togliere i tavolini, punto! Questo significa amministrare con equità rispettando tutti, ma come al solito a Senigallia c’è chi è figlio e chi figliastro.

Come “non si interpreta il Codice della Strada” (parole Sue) non si interpretano neanche i regolamenti, si applicano. Quindi ora la domanda è d’obbligo: “Il Signor Sindaco può spiegare ai cittadini il perché i Suoi uffici hanno fatto rispettare il regolamento ad alcune attività economiche e ad altre no visto che tutti dovevano presentare un dettagliato progetto”?

 Si rimane in attesa di una risposta.

 

Marcello Liverani – Coordinatore Fratelli d’Italia di Senigallia.

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