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L’addio della Vigor Senigallia, “non c’erano proprio altre vie d’uscita”

Il presidente Mandolini: "ho provato davvero in ogni modo ad evitare la fine, l'F.C. raccolga la nostra eredità ideale"

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Valentino Mandolini

97 anni di storia dalla fondazione, come polisportiva, del luglio 1920, 96 dalla nascita della sezione calcio l’anno dopo, 41 campionati nazionali disputati, compresi diversi professionistici e di serie C, con in più una stagione nella Prima Divisione, anticamera della serie A, nel 1922-23: la storia della Vigor Senigallia, che ha ufficialmente alzato bandiera bianca, dichiarando la cessazione dell’attività a un passo dal secolo di vita, non è stata solo lunga, ma anche gloriosa.


La presidenza di Valentino Mandolini, in carica dal 2006, è stata la più longeva della storia, ma anche l’ultima.

Mandolini, già in passato aveva minacciato di non iscrivere la squadra. Stavolta non c’erano proprio alternative?
“Stavolta no. La decisione è stata inevitabile: non c’erano vie d’uscita”.
Come si è arrivati fin qui?
“Le problematiche economiche della società erano note a tutti da anni, non scopro nulla di nuovo. Purtroppo siamo arrivati a un punto di non ritorno”.
Qualcosa da rimproverarsi?
“Beh, in questi casi è normale che sia così. Abbiamo fatto degli errori, specialmente nei primi anni di gestione. Poi abbiamo sposato la linea verde, portando tanti ragazzi del posto e cresciuti nel vivaio in prima squadra, anche con ottimi risultati e cercando di valorizzare aspetti non solo sportivi, ma pure sociali. Ma non è bastato, anche perché non siamo riusciti a suscitare l’interesse della città, sempre più distaccata. Da parte mia ci ho sempre messo la faccia e questa situazione, che ho provato in ogni modo a evitare, è per me indubbiamente dolorosa”.
Quale futuro per il calcio a Senigallia?
“C’è una squadra, l’F.C. Senigallia, che negli ultimi anni è cresciuta arrivando fino alla Promozione. Come detto altre volte mi auguro che, pur restando una società diversa, raccolga l’eredità ideale, mi piace chiamarla così, della Vigor”.

Già, perché una città di 45.000 abitanti, con uno stadio da 5.000, non può rimanere senza calcio: ma forse non può nemmeno rimanere senza una società che ripresenti, quantomeno sulle maglie, prima o poi, quel nome, Vigor, che è stato per un secolo un simbolo della città.

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