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Star Wars Ep. VII: l’intervista ai Cinefili

Dieci domande e cinque punti di vista differenti per analizzare “Il risveglio della forza”

Antica Armonia Country House - Pranzo di Natale e Cenone di San Silvestro 2015 - Senigallia
Star Wars

In questo appuntamento di Screenshot, intervisterò per voi cinque studenti della Scuola Civica di Cinema di Milano e del DAMS di Bologna, per cercare di conoscere meglio la nota saga di George Lucas ed analizzare il nuovo, tanto discusso, Episodio VII, ora nelle sale cinematografiche di tutto il Mondo.

Partiamo dal principio. Wilson Tucker definì, parecchi anni primi che Guerre Stellari avesse origine, la space opera come l’equivalente fantascientifico della soap opera, attribuendogli aggettivi come “un’artificiosa, rimacinata, puzzolente e logora storia di astronavi“, mentre tempo dopo Harwell e Cramer, definirono la space opera come “fantascienza avventurosa colorita, drammatica su larga scala, scritta con competenza e solitamente incentrata su di un simpatico personaggio, incentrata su di una trama d’azione eroica”.

Ad oggi, e con oggi intendo proprio Dicembre 2015, è plausibile dire che il pubblico cinematografico si divida esattamente in chi detesta Star Wars e la pensa come Tucker e chi idolatra la saga e strizza l’occhio alla descrizione di Harwell e Cramer. Non può essere solo questione di gusti, a mio avviso è questione di “livelli”, chi ama il capolavoro di Lucas è perché lo ha visto e vissuto percorrendo e leggendo certi livelli dell’opera, e chi non lo apprezza è perché filtra questi livelli imbattendosi in altri. Vedono film diversi. Qual’è il vostro pensiero sulla questione?

Marta Messina: La fantascienza è sempre stato un genere, un po’ come il fantasy, considerato non “alto“ in confronto ad altri. Personalmente parlando, da fan della saga, è più in generale di questa tipologia di film, penso che la verità sia in mezzo a queste due definizioni date. Il tutto dipende da come si sviluppa la storia in questione, su che basi essa si fonda e che cosa riesce a trasmettere al pubblico. Detto questo bisogna ricordare che il rischio di cadere nel ridicolo facendo passare un film di fantascienza come una “un’artificiosa, rimacinata, puzzolente e logora storia di astronavi” è sicuramente alto. Non bisogna avere pregiudizi insomma. Parlando di Star Wars, poi, riscontro personalmente molti livelli di sottotesto che possono emergere da un racconto, la cui base di partenza è la solita “banale“ storia del conflitto fra il bene e il male. Riprendendo le due citazioni, dunque, mi trovo più concorde con quella data da Harwell e Cramer.

Giada Basile: Sono convinta che chi detesti Star Wars, detesti il genere in sé.
Chi è rimasto deluso dal settimo episodio da un certo punto di vista lo capisco, si distacca molto dagli altri sei, i dialoghi sono più contemporanei e anche i comportamenti, soprattutto quello tra Rey e Finn oppure quello di Kylo Ren, che nei momenti di collera perde il controllo distruggendo con la spada laser tutto ciò che gli sta intorno. Queste sono state cose che a mia volta, ho trovato deludenti. Dall’altra parte però penso che ci debba essere “contemporaneità” per piacere anche ad un nuovo pubblico.

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Sarebbe interessante riflettere sulla questione dei Concept art di Guerre Stellari. Oggetti che subiscono una pratica di Divismo vero e proprio da parte della massa fanatica, divenendo preziosi ricordi d’un immaginario amato, riprodotti in serie per soddisfare un bisogno di “identificazione” da parte dello spettatore. Guerre Stellari infatti ha segnato un importante innovazione sul fronte del merchandising, ovvero lo sfruttamento commerciale, che sino ad allora non veniva considerato come parte fondamentale della promozione di un film. All’epoca solo Walt Disney riusciva a trarre lauti guadagni da quella pratica. Ad oggi, la vendita dei prodotti derivanti della saga frutta dal 1977, 9 miliardi di dollari nel mondo. Secondo te perché ciò accade? Cosa spinge le persone a comperare (ad alto prezzo ed in grandi quantità) gadget di un film?

Greta De Stradis: Ritengo che il fatto che la Disney abbia acquistato la Lucas Film abbia influito notevolmente con la scelta di proporre un merchandising più fitto e radicato del brand Star Wars. Con la pubblicizzazione così ampia del brand ci sono stati degli introiti elevatissimi per la casa di produzione, ma d’altro canto le persone si sono sentite un po’ oppresse da un continuo rimando alla saga in ogni luogo e su qualsiasi media.

La sceneggiatura del nuovo Star Wars è di Abrams e di Kasdan, già sceneggiatore de L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi. Mentre quelle degli episodi I, II, III, e IV erano dello stesso George Lucas. Nel Gennaio 2015 Lucas ha rivelato che la Disney non ha utilizzato nessuna delle sue idee per l’episodio VII e che ciò che si è limitato a fare è stato dire “questo potete farlo, questo no..” Per quale motivo Lucas e le sue idee sono state accantonate?

Francesco Rosiglioni: Per cominciare sono dell’idea che George Lucas abbia perso ammirazione da parte dei fan dopo Ep. I e II portando la saga lontana dai toni originali, immergendola in una trama più politica che avventurosa. Inoltre vorrei precisare che in Ep. V e VI Lucas ha comunque firmato la storia facendo però scrivere lo script al più abile Kasdan.
Lucas aveva già ipotizzato la possibilità di un Episodio VII ancor prima di vendere la Lucasfilm Ltd. alla Walt Disney, ma il progetto non ha mai preso un vero e proprio via. George Lucas, ha sempre asserito che Star Wars è fondamentalmente una soap opera dove i veri problemi sono famigliari, di cuore o di amicizia. L’universo fantasy che ha creato attorno era solo un pretesto per mostrare questi problemi. La Disney invece ha preferito optare per un approccio più semplice e forse più appetibile per il mercato odierno, ponendosi come goal finale un film che possa intrattenere per un paio d’ore. Fonti relativamente sicure rivelano che l’idea di Lucas per questo nuovo capitolo era quella di ambientarlo più o meno trenta anni dopo l’Episodio VI – Il Ritorno dello Jedi (cosa che effettivamente è avvenuta), di tenere conto dei fatti avvenuti ma di abbandonare completamente i personaggi originali o personaggi che potessero in qualche modo collegarsi ai personaggi originali. Inoltre pare che volesse creare personaggi adolescenti. L’idea era quindi quella di spostare di troppo il focus del film dalla vicenda che negli anni ’70 ha fatto appassionare milioni di spettatori. Una mossa rischiosa che non ha convinto i big boss disneyani che hanno preferito allontanarsi dal padre della saga e utilizzarlo solo per un approfondimento sulle relazioni interpersonali dei personaggi, infatti Lucas racconta che il suo ruolo è stato quello di dire “questo personaggio non farebbe mai così” o “questo personaggio non può essere su questo pianeta”.

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Oltre ai prossimi episodi VIII e IX, che usciranno nel 2017 e nel 2019, è stata annunciata la produzione di una trilogia di spin-off chiamati Star Wars Anthology, in modo da avere dal 2015 al 2020 un film di Star Wars ogni anno. E’ una buona idea calcare così la mano? Non credete che si possa rischiare un’inflazione del “marchio” Star Wars?

Philip Garden: E’ ovvio che si tratta di una scelta puramente a scopo commerciale, ma c’è anche da dire che i produttori vogliono dare ai fan più accaniti della saga quello che vogliono, ovvero più materiale cinematografico (basato sull’universo espanso o meno). Finché si tratta di pellicole che rispettano lo stile della saga senza cadere in stereotipi da film d’azione di serie B, penso che tutto ciò possa essere accettabile sempre che il tutto non porti a un progetto stile Avengers.
Greta De Stradis: Credo non sia stata una buona idea anche perché si corre il rischio di rovinare la saga e di renderla un semplice prodotto di marketing facendo disinteressare i fan alla stessa. Ritengo si sia esagerato a puro scopo di lucro.

Parliamo della colonna sonora dell’episodio VII composta da John Williiams, vincitore dell’Oscar per Schindler’s List, E.T., Guerre Stellari episodio IV, Lo squalo ed Il violinista sul Tetto. E’ il nuovo Star Wars all’altezza (dal punto di vista delle musiche) del nome che porta?

Giada Basile: Per quanto riguarda la colonna sonora, si può dire che dopo la prima visione non rimane certo impressa, riascoltandola può risultare abbastanza coinvolgente e migliore di quella del quarto episodio, anche se, a parer mio, sicuramente non è all’altezza della colonna sonora de “Lo squalo” e di “E.T.”. Pensando a Star Wars non la considero la colonna sonora migliore.

Philip Garden: A mio avviso John Williams non si smentisce mai, nemmeno in questo nuovo capitolo di Star Wars. La colonna sonora contiene armonie molto simili a quelle della trilogia prequel (nella quale la colonna sonora è un innegabile lato positivo), con l’aggiunta di un brano corale molto suggestivo. Non è solo sotto questo aspetto che Il Risveglio Della Forza è all’altezza di essere parte della saga, ma anche per i personaggi, la storia e le atmosfere.

Parliamo di critiche negative. Nonostante i dati che garantivano un successo assicurato per il nuovo Star Wars, non c’era da sottovalutare “l’ansia da prestazione” vissuta col timore di deludere le aspettative del pubblico e della stampa, cosa d’altronde non estranea alla Lucas Film. Pensiamo per esempio alla trilogia prequel, da sempre ritenuta di molto inferiore alla precedente, quella d’origine, quella autentica. Ricordiamo per esempio che Fantascienza.com bocciò il film La minaccia fantasma, criticandone la sceneggiatura e gli aspetti registici utilizzando le seguenti parole : “Ci sarebbe stato bisogno di una sceneggiatura di ferro per tenere testa al difficile compito di competere con il primo mito. Purtroppo, questo non è avvenuto. Trama scontata, piatta sceneggiatura, attori spaesati, scene disorganiche, e mal costruite, nonché una mitologia della serie adatta al livello mentale di un bambino delle elementariLa mia domanda allora sorge spontanea, quella dell’episodio VII è si o no una sceneggiatura di ferro in grado di tenere testa al primo successo?

Marta Messina: Prima di rispondere alla domanda faccio una piccola premessa. Io, probabilmente a dispetto della maggior parte dei fan della saga, ho apprezzato la trilogia che fa da prequel a quella del ’77. Ho apprezzato infatti come hanno sviluppato alcune tematiche fondamentali per lo sviluppo complessivo per la saga in sé. Un esempio può essere le motivazioni che hanno spinto Anakin a diventare il temibile Darth Vader. Parlando del nuovo capitolo, invece, ho riscontrato una vicinanza al primo capitolo della trilogia classico, sia come stile di riprese che proprio come sceneggiatura e dello sviluppo della stessa. Rivediamo molto de “Una nuova speranza“, non solo come storia in sé, in quanto si cita in qualche modo la Morte Nera, ma anche come caratterizzazione dei personaggi, della profondità che viene data ad essi e alle molteplici sfumature dei rapporti che li legano. Il rapporto di amore conflittuale, se così possiamo definirlo, fra Han Solo e Leila è ben reso, così come quello fra Solo e Chewbecca. Per concludere, quindi, credo che le basi per tenere testa, o meglio, per seguire la logica che vi è dietro il primo capitolo vi siano tutte, e personalmente spero in un maggiore sviluppo di determinati eventi e rapporti che sono stati accennati solamente, che trovo molto interessanti e utili per passare ad un livello successivo.

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George Lucas ha più volte ammesso di essersi ispirato a western, telefilm, opere di Akira Kurosawa come La fortezza Nascosta e I sette Samurai. Altre citazioni cinematografiche confermate dallo stesso creatore come fonti d’ispirazione per Guerre Stellari furono Sentieri Selvaggi, Lawrance D’Arabia, Salvate il soldato Ryan e Ben-Hur (naturalmente per la famosa corsa degli sgusci). Voi che siete dei cineasti e dei cinefili, avete riconosciuto qualche citazione cinematografica nel nuovo episodio della saga (nonostante questo non sia stato ideato da Lucas)?

Marta Messina: Ad una prima visione (dovrei infatti rivederlo), ho trovato alcune similitudini con alcuni film a me molto vicini. Un primo riferimento è con Kill Bill, Vol. 2. Ho trovato molto simile la scena in cui Rei trova Luke per consegnargli la spada e allo stesso tempo, presuppongo, per chiedere di allenarla alla scena in cui il personaggio di Uma Thurman, Beatrix Kiddo chiede a Mai Pei di diventare il suo sensei (maestro) nel apprendimento delle arti marziali. Una seconda somiglianza, per quanto riguarda uno dei due protagonisti della saga, Finn, è con Jake Sully di Avatar. Entrambi, infatti, partono con uno schieramento, al quale hanno prestato giuramento di fedeltà, dopo aver visto, però, cosa effettivamente facevano e le modalità con cui portavano avanti il proprio ideale, entrambi si pentono della scelta fatta e decidono di cambiare lato, così combattendo e ribellandosi a quello iniziale. Da appassionata di James Bond, poi, ho trovato molto simili le modalità con cui venivano svolti gli interrogatori (in Star Wars vediamo quello del miglior pilota ribelle e di Rei). In fine, poi, da amante della serie tv britannica Doctor Who, anche se non si può parlare precisamente di citazione, ho riscontrato un similitudine estetica fra il Capo Supremo del Primo Ordine ed uno dei villian della serie, il Silenzio. Aggiungo pure, che all’interno di questo nuovo capitolo, vi sono citazioni all’interno della saga stessa. Il piano che si attua per distruggere la nuova “ Morte Nera” è simile a quella del Episodio IV, ad esempio.

Giada Basile: Per quanto mi riguarda, ho riconosciuto delle citazioni ad Harry Potter, il personaggio del leader supremo Snoke l’ho trovato molto simile a Lord Voldemort. Come nella camera dei segreti Harry sentiva la voce del nemico, allo stesso modo la sentiva anche Rey, e quando lei trova la spada laser e la tocca ha dei flash back come quando Harry tocca il quaderno di Voldemort.

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George Lucas aveva concepito la sua saga come una poesia in rima. Oltre a ripetere infatti la composizione stilistica del primo film nei seguenti, inseriva in questi, eventi, fatti e frasi che i personaggi ripetevano in modo che le trilogie fossero in rima tra loro. Hai riconosciuto questi “elementi poetici” nel nuovo film?

Francesco Rosiglioni: Onestamente non ho mai riconosciuto questi elementi neanche nei vecchi film e non ne ho neanche mai sentito parlare. Credo però che questi elementi andassero di trilogia in trilogia. Inoltre questo Episodio VII – Il Risveglio della Forza, secondo me, può essere considerato un cambiamento di direzione per la saga, diciamo un respiro di aria nuova (buona o cattiva che sia) e se nel caso si volesse mantenere quest’aspetto di cui non ero a conoscenza credo che ripartiranno da zero.

Walter Murch disse che Guerre Stellari era la versione di Lucas di Apocalypse Now, dove i vietnamiti erano i ribelli e gli Stati Uniti l’impero. Anni dopo Brian Fanelli (riferendosi alla guerra dell’Iraq) disse che proprio come Palpatine, l’amministrazione Bush era stata in grado di cibarsi delle paure delle persone per ottenere più poteri. Credete che il nuovo episodio di Star Wars possa essere riconosciuto come una metafora di uno dei conflitti bellici contemporanei?

Francesco Rosiglioni: Non credo. Il primo Star Wars è uscito in un periodo dove il ricordo della Seconda Guerra Mondiale nell’immaginario collettivo era ancora molto forte, non a caso le divise degli ufficiali imperiali ricordano moltissimo le divise naziste. Inoltre si era in piena guerra fredda e la guerra in vietnam era finita da appena 2 anni. Per cui nell’immaginario americano la guerra era un qualcosa di molto vicino. Oramai gli Stati Uniti sono diventati una nazione militarmente molto forte che possiede pochi rivali al mondo, allontanando la guerra reale dall’immaginazione collettiva. Gli americani (cineasti inclusi) vedono i conflitti bellici come molto lontani e quindi non sentono più la necessità di esprimere le loro paure in un film.
Marta Messina: Ho sempre sostenuto che qualunque sia l’arte a cui facciamo rifermento, essa sia a stretto contatto con tutto quello che succede nella vita reale. Questo perché, direttamente o meno, l’artista in questione ne è influenzato negativamente o positivamente.
Tornando a Star Wars, partendo dal presupposto che di base la trama tratti l’eterna lotta fra il bene e il male, credo che possiamo trovare dei riferimenti con i conflitti dei nostri tempi. Riflettendoci bene, a parer mio, si può riscontrare un’interessante riferimento alla Primavera Araba. Il Primo Ordine, il quale è rinato dalle ceneri dell’Impero e dei Sith, può essere accostato ai Governi che vogliono imporre un sistema che non viene condiviso dal proprio popolo, il quale si ribella e cerca di riportare un equilibrio nel proprio paese. Il popolo, quindi, è identificabile con i Ribelli.
In questo capitolo in particolare, però, ho notato molti riferimenti, alcuni davvero espliciti al Nazismo, e lo scontro fra i Nazisti (il Primo Ordine) e la Resistenza (i Ribelli). La scena del discorso che il Generale del Primo Ordine fa prima di preparare l’attacco ultimo alla base ribelle, ad esempio, è stato strutturato come uno dei numeri discorsi che Hitler teneva dinanzi ai tedeschi. Non solo per il contenuto, in quanto parla del essere superiori, di voler predominare su qualcuno e portare avanti un proprio ideale, ma anche come struttura della scenografia (i colori predominanti sono il rosso e il nero, lo stemma è posto alle spalle delle del Generale), dal punto dei vista dei costumi (il Generale ha una divisa molto simile a quelle delle SS), e infine per la recitazione (il saluto che viene eseguito dal esercito è molto simile a quello Nazista).

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Ad una conferenza stampa Abrams disse che il nuovo film di Star Wars avrebbe avuto lo spirito del primo Guerre Stellari e chi si sarebbe basato più sulle emozioni che sulle spiegazioni. Avete ritrovato questo suo messaggio ed intenzione nel film?

Francesco Rosiglioni: Essendo lo stesso Abrams cresciuto con la prima trilogia di Star Wars ed essendo consapevole dello scarso successo della seconda trilogia ha deciso di riprendere narrativamente e scenograficamente i primi tre film girati.
Credo che abbia seguito questa sua idea fino alla fine, Episodio VII a livello di ambientazione ricorda tantissimo Una Nuova Speranza, nel bene e nel male. Anche a livello realizzativo Abrams ha deciso di seguire i film degli anni ’70, ricorrendo alla CGI solo dove strettamente necessario, favorendo invece la costruzione di modelli, set e animatronics. Questa scelta è stata acclamata da praticamente tutti i fan.

Marta Messina: Come detto anche in precedenza, penso che il nuovo capitolo della saga sia una citazione, quasi, del Episodio IV. E sinceramente l’ho apprezzato molto, in quanto l’ho trovato quasi come un ponte di collegamento fra la trilogia classica e quest’ultima appena iniziata. Per quanto concerne, poi, alle dichiarazioni del regista, penso di aver riscontrato effettivamente le sue parole durante la visione del film. Se si osserva con attenzione, da un punto di vista prettamente narrativo, si nota che vi sono determinate cose che non vengono dette o lasciate cadere nel vuoto, dando solamente degli accenni. La storia del figlio di Han e Leila, è un esempio lampante in cui viene fatto solamente un labile riferimento ma che non viene sviluppata nella sua interezza. È anche vero, allo stesso tempo, che il film si basa sulle emozioni che possono essere percepite, in particolar modo da chi è un amante della saga e aspettava da tempo il proseguimento della stessa. In sala, ho notato, ed io stessa provato, durante la proiezione, che ad ogni apparizione di un personaggio facente parte delle due precedenti trilogie (Han Solo, Leila, Luke, C3P0 ed R2D2 ), il pubblico reagiva in maniera quasi nostalgica, come quando non si vede un caro amico da tempo e si è felici di incontrarlo nuovamente. Contemporaneamente, poi, vi era stupore, delusione o magari anche semplicemente tristezza e rabbia quando uno di questi personaggi fondamentali è stato ucciso. Quindi posso assolutamente confermare di aver notato questo suo messaggio ed intenzione.

Giada Basile: Anche io ho ritrovato questo suo messaggio nel film. All’inizio del film infatti non vengono descritti i personaggi, ma l’autore lascia allo spettatore la possibilità di “farsi un’idea” sui nuovi characters in base appunto alle impressioni suscitate. Con lo scorrere del film i misteri vengono svelati e la storia riprende il filo logico della trilogia precedente, lasciando tuttavia un aurea di mistero su alcune questioni.

Giulia Betti
Pubblicato Domenica 27 dicembre, 2015 
alle ore 12:30
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