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“Melius abundare quam deficere” Quindi partiamo dai titoli di testa!

La conoscenza, quel raro caso in cui il troppo non stroppia

Pizzeria ZeroZero
Uccellacci e uccellini di Pasolini, con Totò e Ninetto Davoli

Attraverso l’intervista multipla, ad un piccolo campione di spettatori, pubblicata la scorsa settimana su questa rubrica, si è presa coscienza e conferma di una indigesta realtà: molti italiani sono ignari rispetto a ciò che il Cinema è stato ed è oggi giorno per la nostra società.

Iniziare a distribuire nozioni a destra e manca, senza logica, senza criterio non può essere né utile né attrattivo, ma neppure crogiolarsi nella convinzione che “chi vuol fare, può far da sè”, sarà mai utile allo sviluppo di un pensiero individuale sul cinema e di una consapevolezza comune e globale sulle dinamiche e gli effetti che muovono e sono determinati da “il mezzo audiovisivo”.

E’ certo, ed è vero che siamo tutti (chi nativi, chi migranti) cittadini digitali, d’una Società dell’Immagine e dell’Informazione, e che fagocitiamo l’una e l’altra in quantità tali che a livello di concentrazione delle stesse, un nostro minuto non è paragonabile ad una vita di un cittadino medievale, ma l’abbondanza d’offerta non determina di regola un domanda altrettanto elevata.
Quanti sassi ci sono nel vostro vialetto? Probabilmente molti, eppure al collo portate una corniola incastonata in un bel ciondolo, o qualsiasi altra pietra di vostro gradimento.
Il motivo? Perché sono lucenti, colorate, brillanti, trasparenti o magari rare, perché rispondono ai vostri gusti, mentre i sassi, vi sta bene calpestarli.

Con ciò volevo solo puntualizzare che nonostante la grande quantità di informazioni che potremmo avere ogni giorno potenzialmente sotto i nostri occhi, da sempre ci limitiamo a cercare, leggere, e conoscere solo ciò che ci interessa e ci piace, ignorando tutto il resto.
Per evitare questa ricezione di dati unidirezionale ed imparare a sfruttare il web in maniera ipertestuale, tracciando percorsi personali negli interminabili labirinti dello scibile umano, la scuola dovrebbe ergersi a guida e, comprendendo i limiti di tempo determinati dai programmi annuali (fitti di notizie obsolete, e deficenti di ragguagli sull’attualità), distribuire stimoli al fine di titillare la curiosità dei giovani, e poi lasciare a loro il compito di auto-erudirsi. Oggi, si può!

Tornando a noi e al nostro amato cinema, ho preso la decisione di sfruttare qualche uscita settimanale di Screenshot per farvi affrontare la fruizione cinematografica da una posizione più alta, senza mai abbandonare quella di spettatori lietamente intrattenuti, ma liberando questa visione da una essenza passiva e paralizzata, rendendovi più coscienti del mezzo e delle sue potenzialità.
Qualcuno potrebbe pensare che, se si svela il trucco, l’illusione non farà più lo stesso effetto sugli spettatori, ed il Mago tornerà ad essere solo un lesto muovi mano. Certo, direi io, ma bisogna pur essere onesti … chi di voi, dopo esser stato vittima d’un trucco, non ha supplicato il prestigiatore di svelarne il segretissimo stratagemma?

Detto ciò, oggi, come prima tappa di questo percorso guidato verso la conoscenza della Macchina Cinema, ho deciso di affrontare la prima cosa che, salvo alcuni episodi molto originali, si mostra a noi durante la visione d’un film: i titoli di testa.

Ho scelto di presentarvi quelli di “Uccellacci e uccellini”, un meraviglioso film del 1966 che vanta come protagonisti Totò e Ninetto Davoli.
Li ho selezionati perché oltre ad indicare, come è regola, i nomi dei principali elementi del cast tecnico ed artistico, i medesimi titoli fanno un qualche cosa di più: mostrano cosa può essere partorito dall’unione di due grandi artisti come Pier Paolo Pasolini, regista del film, ed Ennio Morricone, compositore della sua colonna sonora.

Come avrete notato, di particolare, questi titoli di testa hanno l’essere musicati, come fossero l’incipit del racconto d’un cantastorie, in questo caso, con la voce di Domenico Modugno. Noi li utilizzeremo per imparare a conoscere alcune delle figure impegnate negli ingranaggi del meccanismo filmico, e perché no (?!?) anche qualche loro nome.

Saltiamo i primi versi della “filastrocca titolatrice”, quelli che riguardano gli attori, poiché tutti sappiamo che cos’è un attore, quali sono le sue mansioni ed i suoi meriti. Riprendiamo da:

“Nel triste girotondo, nel lieto giro tondo…
Luigi Scaccianoce architettò..”

Luigi Scaccianoce fu un importantissimo scenografo italiano, vincitore di cinque Nastri d’argento, ricordiamo quello per “Edipo Re” di Pier Paolo Pasolini, e quello per “Fellini Satyricon”, dell’omonimo regista riminese.

Lo scenografo è quella figura che si occupa di realizzare e spesso creare tutti gli elementi che compongono la scena, per raggiungere questo scopo lavora a stretto contatto con gli attrezzisti ed i pittori di scena. Un buon professionista della scenografia non può non avere conoscenze in campo artistico, illuminotecnico ed architettonico.

“Danilo Donati acconciò…”

Danilo Donati oltre ad essere un importante costumista cinematografico italiano, fu anche scenografo e scrittore. Ebbe la fortuna di debuttare lavorando ai costumi della trasmissione televisiva che fece entrare Vittorio Gassman nelle case di tutti gli italiani: “Il Mattatore”. Di lì, venne preso da Mario Monicelli per curare i costumi del suo film “La Grande Guerra”. Uno fra i suoi più grandi sodalizi fu con Pier Paolo Pasolini, ma i due premi Oscar li vinse per i costumi di “Romeo e Giulietta”, diretto da Franco Zeffirelli e per quelli di “Il Casanova” di Federico Fellini.
Altro fruttuoso matrimonio professionale è stato quello con Roberto Benigni. Curò per il regista toscano i costumi de “Il Mostro”, e le scenografie de “La vita è bella” e dell’eccessivamente sottovaluto “Pinocchio”, con il quale vinse il David di Donatello.

“Nino Baragli montò e rimontò..”

Nipote del famoso montatore Eraldo Da Roma, Nino Baragli è stato montatore di più di duecento film, molti dei quali firmati da registi come Leone, Comencini, Pasolini, Benigni e Salvatores.

La principale qualità che deve avere un montatore è quella di saper narrare, attraverso le immagini naturalmente. Quelle stesse immagini che analizzate e scomposte in post-produzione si trasformano in scene e poi in sequenze e di lì in film. Tra i più grandi montatori della storia del cinema ricordiamo Thelma Schoonmaker, famosa per la sua storica collaborazione con Martin Scorsese, e vincitrice di tre premi Oscar. Al suo fianco disporrei Michael Kahn, collaboratore fedelissimo di Steven Spielberg, anche lui ha per ben tre volte goduto dell’applauso alla notte degli Oscar. Tra gli italiani, desidero ricordare Pietro Scalia, famoso per il montaggio de Il Gladiatore e vincitore di due premi Oscar, quelli per JFK – Un caso ancora aperto, e Black Hawk Down.

“Ennio Morricone musicò…” Lo salterei, se siete d’accordo, non conoscerlo mi sembra un peccato non perdonabile (e neppure confessabile!)

“Mario Bernardo e Tonino Delli Colli fotografò…”

Tra i grandi direttori della fotografia (dop) italiani vanno obbligatoriamente ricordati Gianni di Venanzo, Giuseppe Rotunno, Pasqualino De Santis, Aldo Tonti, Vittorio Storaro, Mauro Fiore, Luca Bigazzi e naturalmente Tonino Delli Colli, considerato fra i migliori della storia del cinema.

I compiti del direttore della fotografia sono quelli di comporre l’inquadratura, disporre le luci, controllare i movimenti della macchina da presa, scegliere gli obbiettivi, la messa a fuoco, l’esposizione.. e tutto ciò al fine di rendere perfetto l’impatto visivo delle immagini sullo spettatore. Da grandi sodalizi tra bravi direttori della fotografia ed altrettanti geniali registi, sono nati veri capolavori della storia del cinema.

“Fernando Franchi organizzò…
Sergio Citti da filosofo aiutò…”

L’organizzatore generale della produzione d’un film, è colui che presiede alle riprese, stila il piano di lavorazione e si occupa di prenotare alberghi, ristoranti, catering e di contrattare i costi delle location.

Sergio Citti, che oltre ad essere il fratello del famoso attore pasoliniano Franco Citti fu pure regista e sceneggiatore, è qui definito filosofo poiché fu consulente fedelissimo di Pier Paolo Pasolini tanto per i suoi romanzi, quanto per i film.

“Producendo rischiò la sua posizione Alfredo Bini…”

Alfredo Bini è stato un produttore cinematografico molto importante nel panorama italiano, così come Goffredo Lombardo, Franco Cristaldi, Carlo Ponti, Giuseppe (Peppino) Amato e Dino De Laurentis. Fu Bini a credere in Pier Paolo, ed a permetterne l’esordio sul grande schermo con “Accattone” nel 1961. Di lì in poi, produsse tutte le opere di Pasolini sino al 1967, l’ultimo film fu Edipo Re.

Molti sbagliano a credere che il produttore debba avere molti soldi per poter condurre intraprendere questa professione. Il produttore infatti è quella figura che si assume il compito di “procacciare” i finanziamenti necessari alla realizzazione dell’opera cinematografica. Spesso il produttore acquista i diritti d’un romanzo per poi commissionarne la sceneggiatura, e cercare di farne un film.

“Dirigendo rischio la reputazione Pier Paolo Pasolini…”

Anche in questo caso mi riservo il diritto di non parlarne. Un gigante come lui non può essere riassunto in quattro righe, ne risulterebbe una descrizione superficiale nonché sleale nei vostri confronti. Coerentemente con il discorso iniziale, credo di avervi lanciato lo stimolo… ora sta a voi, fare di questo bell’oggetto che avete fra le mani o di fronte agli occhi, la chiave magica per la conoscenza.

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