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Porno e cartoni animati, dal cinema all’intossicazione

La rubrica "Screenshot" ci parla di due generi agli antipodi, che hanno però molti punti in comune

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Cartoon e pornografia

Che cos’hanno in comune il porno ed i cartoni animati?
Prima di delineavi nei dettagli il perché la risposta al mio quesito sia per l’appunto: “molto più di quanto riusciate a credere”, vorrei giustificare la mia scelta di affrontare questa tematica con un brevissimo accenno al mio quotidiano.

Ero comoda comoda nel mio divano a fare zapping alla ricerca di qualcosa di interessante che stimolasse l’oggetto del mio prossimo articolo, ed ecco che come manna dal cielo vengo raggiunta da un’immagine tremendamente innocua ma concepibilmente interessante. Nel canale Bla Bla Bla stavano trasmettendo una simpatica commedia che proprio quest’anno ha spento le sue prime dieci candeline, il titolo è Jersey Girl, e chi di voi è abituato a divorarsi le pause dallo studio o dal lavoro godendosi qualche sdolcinatissimo prodotto Hollywoodiano, sicuramente sarà a conoscenza di questa pellicola di Kevin Smith con Ben Affleck, Jennifer Lopez e Liv Tyler, la bellissima figlia del cantante degli Aerosmith.

La trama è semplice e lacrimevole, un bell’uomo s’innamora di una bella donna, si sposano, si amano, lei rimane incinta e muore di parto, e lui si ritrova a crescere da solo la loro bambina a cui viene dato il nome della madre mai conosciuta. No, non sto parlando di Jack & Sara (1995) di Tim Sullivan che è un film del Regno Unito, con una trama davvero molto simile. Verrebbe da dire “Evviva l’originalià”, ma infondo ci piace essere coccolati dalle solite vicende scontate che debbono procurarci lacrimucce invece che curiosità.

Tornando a noi e al mio zapping, in quel momento trovandomi di fronte alla “cotanta” bellezza di Affleck e all’invidiabilissimo sorriso della Tyler, mi ricordai di aver visto quel film almeno una decina di volte e di aver riso in quella scena per almeno la prima metà di queste. La scena era banale ma carina, lui entra nel videonoleggio e prende due film, un cartone animato per la bambina e un porno omosessuale per lui, scelta non giustificata dalla sua attrazione per gli uomini ma da un equivoco che lo ha portato ad afferrare un dvd per gay invece che per eterosessuali. Di come va avanti la pellicola ora non ci interessa e non ci interessa più nemmeno il frammento di film in questione. Ciò che tratteniamo per l’analisi è la combinazione porno-cartone animato. L’uno noleggiato per soddisfare le “voglie” del padre, l’altro per allietare il tempo libero di Gertie, la piccola protagonista del film.

Gli esseri umani hanno quindi, a qualsiasi età, una voglia da soddisfare, un buco da colmare, un bisogno necessario di estasi. Estasi che assume la forma più adatta al nostro io, quindi un porno, una torta, una partita di pallone, un pomeriggio alla slot machine o un cartone animato.

Walt Disney, annoverato come uno dei principali cineasti del XX secolo, nonché Padre supremo dei film d’animazione, imbastì tutta la sua carriera sull’aforisma “Se potete sognarlo. Potete farlo” e su tale colosso ideologico, mattone dopo mattone costruì un grandioso impero a forma di castello che ebbe il merito di partorire grandi classici come Biancaneve e i sette nani, Pinocchio, Dumbo, Bambi e tanti altri amatissimi lungometraggi animati che per più di mezzo secolo hanno lasciato un impronta nella vita di ogni bambino.

Probabilmente, i primi “Scienziati del Porno”, furono stimolati nei loro esperimenti da uno slogan non molto distante da quello del buon caro vecchio Walt. L’hard, si sa… non è altro che la proiezione dei nostri più o meno inconsci desideri sessuali, è appunto per questo che anno dopo anno, per rispondere alle esigenze e ai gusti di tutti si è arrivati a indagare nelle tante variegate sfaccettature della pornografia.

Molto semplicemente quindi, si è passati da una idea effimera e volatile ad una traccia permanente scolpita su pellicola.

Quando nel 1928 Mickey Mouse veniva alla luce con il cortometraggio Disney firmato L’Aereo impazzito, diventando così il personaggio più amato dai bambini tanto da venire costantemente clonato dagli studi di animazione concorrenti, intanto il cinema pornografico si faceva largo nell’ambiente sudicio e corrotto della Classe Alta Statunitense. Erano proprio le persone più facoltose a finanziare e vendere sottobanco all’interno della loro strettissima cerchia di amici le prime pellicole hard, caratterizzate più che altro da semplici inquadrature in primo piano dell’atto sessuale, senza che vi fosse trama alcuna.

La comprensibile clandestinità di tali commerci era giustificata dal fatto che la legge vietasse produzione e distribuzione di pellicole a contenuto pornografico in tutte le nazioni del mondo, un po’ come accade al giorno d’oggi con la droga o al tempo del Proibizionismo americano con gli alcolici.
Il “Nobile esperimento” sull’ Alcol terminò nel 1933, quello sul porno poco più di trent’anni dopo.

Nel 1970, mentre in tutti i cinema veniva trasmesso il nuovo capolavoro Disney chiamato Gli Aristogatti, noto per essere l’ultimo progetto cinematografico ad essere approvato da Walt, morto alla fine del 1966, intanto i porno amatori statunitensi sprizzavano gioia sudore ed eccitazione godendosi legalmente il primo mediometraggio pornografico ad essere distribuito. Il titolo del film era Mona e con i ricavi ottenuti dalla sua fortunatissima distribuzione fu finanziata la commedia Flesh Gordon, dal carattere erotico-trash.

A contribuire enormemente alla legalizzazione del porno, furono i giovani Hippy della California, ricordato appunto per essere il primo stato a legalizzare la produzione e la distribuzione di tali pellicole. I primi produttori di film pornografici furono i fratelli Mitchell, molto noti nell’ambiente della contestazione sessuale dei figli dei fiori.

Gli interpreti del mondo Disney erano dolci creature fiabesche, mostriciattoli di fantasia o animaletti antropomorfizzati, quelli dei primi film porno erano prostitute di lusso molto conosciute negli ambienti alti americani, solo poi germogliò la moda delle pornoattrici.

Gli alcolici, la droga, la prostituzione odierna sono tutte minacce per la società, responsabili del decadimento del genere umano, della diffusione di atroci malattie e della necrosi di un popolo in via di putrefazione. Tutti vizi questi che creano una dipendenza nociva, non molto più grave di quelle create dalla pornografia e dai cartoni animati.

Un bicchiere di vino al giorno è innocuo, un boccale di vino al giorno diventa pericoloso. Stessa cosa vale per la pornografia. Quella che stiamo vivendo è l’era della Sovrabbondanza, siamo strozzati e soffocati da una miriade di stimoli da tutti i fronti che sotterrano le nostre menti annebbiandoci lo spirito critico e appesantendoci la coscienza con briciole di una cultura ridotta in macerie e ingabbiandoci nella costrizione di percepire il mondo circostante come una terra desolata alla Eliot. Ma così non è.

Gert Holstage, scienziato danese ha analizzato che gli scanners del cervello durante l’orgasmo procurato dal porno somigliano a quelli sotto il flesh dell’eroina. Le immagini pornografiche inducono alla liberazione di molecole psicotrope che stimolano i centri celebrali del piacere, i quali producono di conseguenza un comportamento ossessivo compulsivo. Questo genere cinematografico, oggi raggiungibile senza il minimo sforzo in molti siti web, è paragonabile ad una Scatola di Skinner. Come la cavia in tale esperimento perde la coscienza della fame e della sete e muore, così anche il pornodipendente perde qualsiasi allaccio con la realtà circostante e smette di adempire ai suoi bisogni per dedicarsi esclusivamente a questo processo di autoerotismo e automutilazione. Ebbene si, perché è stato dimostrato che la sovrabbondante fruizione del porno porta a gravi danni del lobo frontale, quella parte del cervello che svolge funzioni come il giudizio ed il controllo comportamentale.

A causa dell’arrivo della televisione e dei contenuti da essa distribuiti, molto distanti dai grandi classici Disney a cui siamo stati abituati, anche il Cartone Animato, se ingerito in grosse quantità provoca una terribile indigestione che sfocia nella dipendenza e nella perdita di coscienza della realtà. Il bambino cresciuto a tv e merendine, giunto all’ età pre-adolescenziale sarà costretto a rapportarsi con l’ideale di se parallelo (diverso dal se effettivo) creatosi in tutti questi anni di Bulimia-televisiva. Ciò, anche se meno grave dei danni permanenti lasciati dalle dipendenze sopracitate, è comunque causa di scompensi emotivi e forti disturbi sulla capacità espressiva e sessuale del ragazzo.

Giulia Betti
Pubblicato Domenica 26 ottobre, 2014 
alle ore 9:00
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