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Al circolo La Fenice di Senigallia un ricordo di Enrico Mattei

Per l'anniversario della Liberazione la presentazione di un volume sabato 26 luglio

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Le iniziative per la Liberazione dei partigiani cattolici

Sta per scoccare il 70° anniversario della Liberazione di Senigallia, il 4 agosto 1944, e sabato 26 luglio alle ore 11.00 al Circolo cittadino “La Fenice” di Senigallia la segreteria territoriale valli Misa, Nevola e Cesano dell’ANPC (Associazione Nazionale Partigiani Cristiani) proporrà la presentazione del volume “La Leggenda del Santo Petroliere” che è dedicato all’indimenticabile Enrico Mattei, punta di diamante e vanto dell’imprenditoria italo-marchigiana nel mondo e protagonista della Resistenza del C.L.N. nonché fondatore della stessa ANPC e della Federazione partigiana del F.I.V.L.

Con animo riconoscente qui a Senigallia ritorniamo su Enrico Mattei che era di casa nella nostra città fino a coinvolgerla – come racconta Marcello Verdenelli in uno stringato ma appetitoso capitolo del libro – in una rischiosa quanto segreta avventura che vide al centro l’allora Scià di Persia, Reza Pahlavi, transfuga dalla Persia investita dalla rivoluzione islamica e, per necessità, riparato nottetempo appunto qui da noi.

Del progetto, cioè di parlare di questo episodio e di presentare il bel libro di Marcello Verdenelli, il segretario locale dell’ANPC, Tarcisio Torreggiani, mise a parte il compianto Presidente Bartolo Ciccardini, da cui ebbe la seguente risposta incoraggiante: ”martedì 8 aprile 2014 Caro Torreggiani, sarei venuto veramente volentieri a Senigallia. Devi sapere che era la spiaggia di quando ero giovane, che frequentavo tutti gli anni, fino a quando il mio faticosissimo collegio Roma – Lazio mi ha impedito di venire da voi. Sono molto lieto per la vostra iniziativa ed anzi sono convinto che la sigla “Partigiani Cristiani” possa essere molto importante per ritrovarsi in un luogo sicuramente nostro superando tutte le polemiche che ci sono state sulle nostre vicende. Quindi auguri per la iniziativa. Teniamoci aggiornati, anzi ti chiedo di mandarmi il materiale o un resoconto del vostro incontro per darne notizia. Ti ringrazio, Tuo Bartolo“.

N.B.: iscrivetevi tutti al nostro blog //www.anpcnazionale.com/ (inserendo la vostra e-mail nello spazio “Seguici via e-mail”) per ricevere direttamente nella vostra posta ogni cosa pubblicata.
Appunto in quest’ottica e per introdurre opportunamente all’appuntamento del 26 luglio, riporto per intero il bel ricordo che di Bartolo Ciccardini ha stilato Angelo Sferrazza, un altro prestigioso amico ed estimatore di Senigallia (più volte ospite di riguardo a Villa Enea in largo Puccini, un sito/mito per le presenze ‘costituzionali’ che nel tempo ha contato purtroppo nel silenzio), e a Roma tra gli artefici del miracolo Rai dei decenni scorsi.
Da ultimo, informo che il libro “La Leggenda del Santo Petroliere” è già disponibile in libreria.

BARTOLO CICCARDINI UN POLITICO FUORI DAL CLICHE’
Bisognerebbe aspettare un po’ di tempo prima  di ricordare un amico che ci ha lasciati. L’emozione talvolta fa brutti scherzi, ti imprigiona  e spesso non ti permette di far emergere con lucidità quello che deve essere conservato e trasmesso. E ciò vale per Bartolo Ciccardini. Definirlo un politico è riduttivo, perché era molto di più e paradossalmente molto di meno: sicuramente cantava fuori del coro. Già il suo modo di vestire, policromo nelle giacche e cravatte, lo distingueva dalla massa anonima e indistinta dei grigiobluvestiti. Una policromia che era anche al fondo del suo pensare, fatto di anticipazioni, guizzi di idee e progetti che lo portavano ad essere avanti a tutti, a farlo marciare fuori del gregge senza mai  venir meno alla coerenza e fedeltà ai principi, che notoriamente mancavano ai molti che seguivano sempre il passo del capo di turno. Il suo percorso parte da molto lontano, dalla Resistenza nelle Marche dove era nato, dall’impegno nel Movimento Giovanile della Dc e da esperienze di lavoro, anche se un lavoro privilegiato e non alla portata di tutti, Eni, Rai ed altro. Ma quelle esperienze lo avevano arricchito: un valore aggiunto al suo modo di fare politica. La sua biografia è nota a chi è vissuto nella e di DC. Il vero obbiettivo ora è recuperare tutto il nuovo che c’era nel pensiero e nell’agire di Bartolo Ciccardini. Il mondo cattolico, intendendo tutto, dalla Chiesa alla Dc, all’associazionismo  ecclesiale e a quello sindacale, è riuscito in questi ultimi vent’anni a dilapidare un patrimonio  costruito con sacrifici, difficoltà, incomprensioni, odi e vendette, interessi spesso personali e squallido carrierismo. Sempre analizzando la biografia di Bartolo Ciccardini, specularmente, si possono individuare i momenti del passaggio da un periodo politico all’altro della DC e nelle sue intuizioni il confronto con l’arretratezza, il conservatorismo e l’infingardaggine dei più. Diciamolo subito, Bartolo Ciccardini non era un leader e mai ha cercato di esserlo. Ma non era nemmeno un “grand commis”, così definito da un quotidiano di area. Bartolo Ciccardini non ha mai messo a disposizione di altri la sua indipendenza, l’autonomia di pensiero e le scelte, non è mai stato un “commesso”, seppur “grande”.

Anzi con acutezza, spesso non ripagata dai risultati, ha “sfruttato” le collaborazioni per  raggiungere obbiettivi di cambio, di modernizzazione, come era di moda dire negli anni sessanta. Spesso in Bartolo Ciccardini  si percepiva un senso di solitudine, ma mai di sconforto o voglia di mollare e ciò non frutto di “superbia intellettuale”, malattia non rara in molti ambienti di area cattolica. Non era nemmeno un fanatico del fare, tanto per fare. Anticipatore, nel linguaggio, nella formazione, nella comunicazione e nell’ immaginare politiche nuove. Qualcuna delle sue iniziative precedevano i tempi, quei tempi che in politica non sono mai maturi, nella DC poi!! E ciò gli costò non poche delusioni.

Bartolo Ciccardini non ha mai mollato, fino agli ultimi giorni della sua vita, giorni dedicati ai valori della Costituzione, della Resistenza con il rilancio dell’ANPC (Associazione Nazionale Partigiani Cristiani). Ha concluso il suo viaggio terreno, là dove lo aveva iniziato.

PS. Ho incontrato per la prima volta Bartolo nel 1958. Il comitato provinciale DC di Pesaro mi aveva mandato a Roma a seguire un corso di formazione per propagandisti in vista delle elezioni politiche. Erano i tempi di Fanfani e de “Il Centone” e di Franco Maria Malfatti. Mi ha chiamato quasi due anni fa a far parte dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani. Dal ’58 in poi ho avuto infiniti rapporti con Bartolo nel “lavoro di partito”,  in numerose iniziative politiche e a La Discussione.
Angelo Sferrazza

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