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Circolo Sestante Senigallia, una bacheca per parlare di cultura a tutto tondo

Al civico 53 dei Portici Ercolani le note su quanto avviene a livello locale

Comì di Cucina
Sestante, rivista

Nel testo che segue ecco la seconda bacheca di note e segnalazioni che il Circolo ha proposto su “La vetrina di Sestante” al civico 53 dei Portici Ercolani.

Si tratta di un discorso ancora provvisorio destinato ad ulteriori approfondimenti e ad una più precisa strutturazione, ma già sufficiente a dare l’idea della comunicazione periodica che il Circolo metterà a disposizione man mano che emergeranno i vissuti dei dipartimenti avviati e di quelli in itinere: la storia e la memoria, la filmografia, la scuola e la formazione, la filosofia e l’etica civile con i riverberi nella sociologia e in economia, la letteratura e il protagonismo locale, la ricognizione artistica, le cartelle d’Arte, l’escursionismo, il movimento cattolico e, infine, la redazione di “Sestante”.

Questa volta la bacheca parla d’arte con Vincenzo Prediletto inviato di Sestante alla Rocca roveresca e delle nostre Marche inedite quanto sorprendenti con la stimolante recensione di Luca Rachetta.

Ecco il testo di Vincenzo Prediletto:

Un’eccezionale mostra retrospettiva delle opere di Antonio D’Agostino, originale artista d’origine catanzarese già noto in ambito europeo fin dagli anni ’70, è stata inaugurata venerdì 1 marzo alle 18.30 al piano nobile della Rocca Roveresca di Senigallia, con la significativa presenza del Maestro. La mostra che copre un percorso cinquantennale dell’attività creativa di D’Agostino (dal 1960 al 2009) permette di ammirare le sue “gabbie”, pitture acriliche degli anni ’60, gli “intonaci” degli anni ’70 che testimoniano il suo accostamento alla pittura analitica, un’ampia collezione di foto realizzate sempre negli anni 60-70, nonché tre splendidi e preziosi filmati che sottolineano il suo interesse per il cinema e la videoarte e per i quali ha ottenuto premi e riconoscimenti critici fuori dai confini nazionali. Nelle sale della Rocca l’artista si è intrattenuto con il pubblico, in particolare con gli allievi del corso di fotografia d’arte del Musinf, illustrando le opere più significative, le tappe della sua attività a Roma, Venezia e Parigi, gli incontri e le collaborazioni con registi ed autori quali Truffaut, Pierre Restany, Alfonso Gatto, Pier Paolo Pasolini e ribadendo la sua personale concezione dell’arte: libera, innovativa e sperimentale, con nuovi materiali e mezzi non tradizionali, lontana dalla mercificazione corrente. La mostra di Antonio D’Agostino, imperdibile per chi segue ed apprezza l’arte, sarà visitabile fino al 31 marzo.

Vincenzo Prediletto, collaboratore e fotoreporter di Sestante.

Ecco il testo di Luca Rachetta

Una bella novità editoriale dedicata alla nostra regione è il libro 101 storie sulle Marche che non ti hanno mai raccontato di Marina Minelli, edito per i tipi della Newton Compton sul finire del 2012. Il sottotitolo del volume, che definisce l’arte di sorprendere come prodotto tipico marchigiano, rimanda in modo suggestivo al nome Marche, declinato al plurale come ad annunciare al potenziale visitatore una realtà ricca e variegata per vicissitudini storiche e influenze culturali sedimentatesi nel tempo sulle dolci colline e in seno ai borghi, che fanno così da scrigno a secoli di accadimenti talvolta gloriosi e forieri di sviluppi decisivi per le sorti di tutta la penisola. Un patrimonio di vicende e di personaggi di varie epoche che confermano la presenza nell’humus culturale marchigiano di quello spirito di iniziativa e di quella spiccata capacità di valorizzare le risorse di cui si dispone che ai giorni nostri trovano un corrispettivo nella cosiddetta “soft economy”, basata su identità, storia, creatività e qualità, in cui le Marche negli ultimi anni hanno dato dimostrazione di eccellere. Proprio questa eco-nomia fondata sul territorio e sulle idee come materia prima preziosa e, al contrario delle altre, inesauribile, trae difatti alimento da un retroterra culturale che enti pubblici, associazioni e studiosi stanno investigando a tutto tondo in ogni sua manifestazione, da quella “nobile” delle Marche dei signori e dei papi a quella “popolana” delle sagre dei prodotti tipici.
Il libro della Minelli, che racconta dei duchi di Montefeltro, dei Della Rovere e di Cesare Borgia come dell’origine dei vincisgrassi e della leggenda che lega la Lacrima di Morro d’Alba a Federico Barbarossa, non si riduce tuttavia a un repertorio di curiosità locali raccontate con uno stile piacevole e accattivante che non trascura la precisione e la giusta documentazione, ma offre anche una testimonianza delle qualità di cui i marchigiani hanno dato prova nel corso dei secoli, contribuendo in alcuni casi a rimuovere le incrostazioni di un provincialismo che è stato non solo una realtà effettiva e limitante, ma anche lo stereotipo restrittivo di una regione percepita dal di fuori come marginale e riottosa ad accogliere i fermenti della modernità e del cambiamento. Risultano particolarmente coinvolgenti, tra gli altri, i capitoli dedicati al grande orientalista Giuseppe Tucci, che ha fatto delle Marche, insieme a Matteo Ricci, un ponte verso l’Oriente nel segno dell’apertura, della curiosità e del dialogo, e a Pasquale Rotondi, marchigiano d’adozione in quanto docente dell’Università di Urbino, che salvò gran parte del patrimonio pittorico italiano dal saccheggio nazista na-scondendolo tra Sassocorvaro, Carpegna e Urbino; di notevole interesse sono poi le pagine dedicate alla famiglia Della Valle, esempio di alta imprenditorialità emersa dal fecondo terreno della piccola e media azienda, spesso a gestione familiare, che caratterizza le Marche sin dagli anni 70, e quelle sulla figura di Ezio Triccoli, il padre della rinomata scuola di scherma jesina, che apprese i segreti di tale disciplina in un campo di prigionia in Sudafrica durante il secondo conflitto mondiale.

Insomma, 101 storie sulla marchigianità utili a chi non conosca l’argomento, ma anche destinate a stupire e a far riflettere chi, abitanti compresi, le Marche pensava già di conoscerle.

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