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L’ordine dei giornalisti sulle interviste a pagamento: “L’informazione non si compra”

"Il lavoro dei giornalisti deve essere sempre chiaramente distinto da quello dei pubblicitari"

Netservice - Editoria on-line
Intervista

Nessuno può pensare di piegare la libertà di informazione alle esigenze del marketing o all’entità delle inserzioni pubblicitarie vendute dai giornali o dalle emittenti televisive.

La vicenda delle interviste a pagamento concesse da alcune emittenti televisive dell’Emilia Romagna e la recente denuncia dell’Assostampa di Puglia, secondo cui un importante quotidiano sarebbe stato escluso dalla campagna pubblicitaria della 76/a Fiera del Levante in seguito alla pubblicazione di articoli non graditi, inducono l’Ordine dei Giornalisti della Puglia a ricordare a tutti, editori, direttori, giornalisti e inserzionisti che le regole deontologiche della nostra professione vietano qualunque commistione tra informazione e pubblicità.

L’Ordine ricorda che il lavoro dei giornalisti deve essere sempre chiaramente distinto da quello dei pubblicitari e che il lettore o il telespettatore devono essere messi sempre nelle condizioni di riconoscere quali spazi siano frutto del lavoro autonomo dei giornalisti e quali siano a pagamento.

La situazione di crisi che investe il settore dell’editoria non può indurre ad alcun cedimento su questo fronte e l’Ordine invita innanzitutto i direttori a vigilare perché l’autonomia dell’informazione, la libertà di critica e di cronaca, non cedano il passo rispetto alle esigenze – sia pur legittime – delle aziende editoriali di trovare finanziamenti anche
attraverso la pubblicità.
L’Ordine Invita anche i colleghi a resistere ad eventuali pressioni che inducano a piegare la propria autonomia professionale alle necessità commerciali delle loro aziende e a denunciare episodi che spingano in una direzione differente. Il valore di un prodotto editoriale di informazione, e quindi anche della pubblicità in esso contenuta, si misura sulla sua riconoscibile autorevolezza, attendibilità e indipendenza ed è interesse anche degli inserzionisti – siano essi politici, enti pubblici o aziende private – tutelare questo valore.

Commenti
Solo un commento
tiziano salamida 2012-09-08 16:09:49
In primis, che esista un "ordine dei giornalisti" è una cosa aberrante! ricordo a tutti che è stato voluto da mussolini! E poi andate a guardare che qualcuno si fà pagare per un intervista, quando in italia secondo "freedom house" che monitora lo stato della libertà d'informazione in tutti i paesi del mondo ci ha declassato da: paese libero a paese parzialmente libero collocandoci 73esimo posto nel mondo. Se l'italia si è ridotta in questo stato, se in italia prospera un indecente classe politica, se in italia mafia e corruzione prosperano senza soluzioni di sorta, la colpa è soprattutto dell'ordine e dei giornalisti, asserviti e appecorati al potere politico ed economico di questo sfortunato paese. Autorevolezza, attendibilità e indipendenza!? Ma per favore, non avete nulla di tutto questo, se non la "dipendenza dal finanziamento pubblico.
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