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Mosca, Pussy Riot: venerdì 17 agosto è il giorno del verdetto

Grande attesa per le sorti della band anti-Putin, mobilitazioni nelle piazze di tutto il mondo

La punk band Pussy Riot alla sbarra

Il 17 agosto è il tanto atteso giorno del verdetto riguardante le Pussy Riot. Il trio punk costituito da Nadia Tolokonnikova (22 anni), Katya Samutsevich (29) e Maria Aliokhina (24) è sotto processo per una dissacrante preghiera anti Putin nella Cattedrale di Mosca.

L’esibizione delle tre è stata giudicata blasfema dai vertici ortodossi e offensiva da molti fedeli.

Il verdetto finale è atteso a Mosca alle 15 (le 13 in Italia); in più di trenta città in tutto il mondo, in queste ore sono in programma manifestazioni di solidarietà nei confronti delle tre manifestanti che si sono definite “allieve e discendenti dei dissidenti sovietici, vittime del sistema Putin“.

A Mosca i fan si riuniranno alle 14 davanti al tribunale di Khamovniki dove si svolge il processo che potrebbe costare al trio punki fino a 3 anni di galera. Attesi volti noti dell’opposizione e politici, sicurezza rafforzata in città per timore di disordini e proteste.

Manifestazione analoghe in queste ore si stanno svolgendo a San Pietroburgo, Parigi, Londra e Varsavia. A New York si svolgeranno cinque cortei a favore della band, che sfioreranno chiese ortodosse e consolato russo per poi convogliare a Times Square dove celebri attori, scrittori e musicisti leggeranno brani tratti dalle ultime parole delle imputate.

APraga un festival musicale sarà dedicato alle Pussy Riot. E stamani, a Mosca, un ignoto giovane ha tentato un blitz nella stazione di metropolitana Bielorusskaia: voleva infilare un passamontagna sulla testa delle statue in bronzo dei partigiani che adornano la fermata.

Intanto dal carcere Nadia Tolokonnikova esprime parole di soddisfazione per quanto ottenuto fino da ora: “Qualunque sia il verdetto, noi e voi stiamo vincendo. Perché abbiamo imparato ad essere arrabbiati e a dirlo politicamente; la nostra detenzione è un segno chiaro e distinto che la libertà è stata sottratta a tutto il paese.”

Commenti
Solo un commento
O. Manni
Paul Manoni 2012-08-17 16:24:22
Giudicate e condannate a due anni di galera purtroppo. Come ha scritto anche Amnesty International, le tre giovani potevano essere considerate "prigioniere di coscienza" perché detenute e accusate solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà d’espressione. Erano state infatti incarcerate, e sono state condannate, ai sensi dell’articolo 213.2 del codice penale russo ("vandalismo per motivi di odio religioso"), anche se a detta degli esperti (io non conosco il russo!), non risulta che abbiano profferito espressioni blasfeme, ma solo una preghiera anti-Putin.
Anche se fosse comunque, mi ritengo contrario ad ogni legge che la punisca la blasfemia e che limiti la libertà di critica alle religioni, che devono essere considerate dalla legge alla stregua di qualsiasi altra organizzazione privata. Il codice penale russo è un perfetto esempio di "favor religionis", che non è del resto assente nemmeno da quello italiano peraltro.
Ed è per questo motivo che considero la sentenza odierna un brutto momento per la libertà di espressione in Europa. Le Pussy Riot hanno certamente "invaso" un luogo privato, ed è per questo, ma soltanto per questo che eventualmente dovevano pagare. Infliggere anni di carcere duro per aver detto "no" a Putin dall’interno di una chiesa rappresenta un verdetto allucinante, ed è doveroso affermare che la Russia ha, oggi, fatto un enorme passo indietro in materia di diritti umani. Mi auguro che chi ha voluto compierlo ne paghi presto le conseguenze.
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