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Risarcimento per l’amianto: dalla Sacelit in arrivo a Senigallia 9 milioni di euro

Maxi liquidazione ottenuta dall'ALA in trattativa con i vertici di Bergamo per 131 ex dipendenti ed eredi

AmiantoContinua la trattativa tra l’Associazione Lotta all’Amianto di Senigallia e la Sacelit di Bergamo per la questione relativa agli indennizzi a malati ed eredi di ex dipendenti alle prese con l’amianto. Una trattativa alla cui base c’è un lavoro di ricerca e documentazione che va avanti da più di due anni e che l’ALA, nella persona del presidente Carlo Montanari, ha svolto in maniera pressochè solitaria.

Ma mentre – come scrive Montanari in una nota stampa – "di solito, nella vita, le battaglie sindacali, legali e soprattutto di principio portano a scarsi risultati (e nelle migliori ipotesi le ’vittorie’ vengono raggiunte in percentuali minime e, soprattutto, dopo moltissimi anni), le cosiddette ’vittime’ spendono molti soldi per consulenze e processi e spesso escono a mani vuote dopo umiliazioni ed ipocrisie, sentendosi consigliare dagli ’addetti ai lavori’… di avere pazienza".
Ed ecco perchè l’ALA si è rimboccata le maniche riescendo a far liquidare, in un lasso di tempo relativamente breve, quasi 9 milioni di euro (per la precisione 8 milioni e 971 mila euro) a favore di persone che si sono ammalate lavorando alla Sacelit di Senigallia.

Complessivamente l’associazione ALA ha portato avanti e concluso 131 liquidazioni a titolo risarcitorio. Lo ha fatto, portando avanti una trattativa con i vertici della Sacelit di Bergamo, analizzando, sistemando e soprattutto concretizzando pratiche per risarcire appunto coloro che, lavorando alla Sacelit, si sono ammalati o che sono morti a causa dell’amianto.

Il lavoro di ’ricostruzione’, condotto con pochissimi collaboratori negli anni 2010 e 2011 è stato complicatissimo, soprattutto per la ricerca delle persone (pochissime quelle rimaste in vita). "L’ALA – scrive Montanari – si è rivolta al dott. Aldo Pettinari (Direttore del Servizio Dipartimento di Prevenzione – Servizio previdenza e sicurezza negli ambienti di lavoro) di Senigallia) per avere i nominativi della corte del personale che aveva lavorato presso l’ex stabilimento Sacelit.
Purtroppo la risposta ricevuta a riguardo parlava di inopportunità a rilasciare la documentazione (elenco nominativo dal mio libro matricola in loro possesso) in quanto la stessa poteva essere consegnata solo ’previa acquisizione del consenso rilasciato dai soggetti lavoratori interessati o in subordine in forma parziale’, ovvero tolte le informazioni atte a permettere l’identificazione diretta dell’interessato lavoratore
".

"Ora – continua il presidente Carlo Montanari – che i risultati parlano chiaro, l’ALA ritiene sia giusto sottolineare la soddisfazione per aver completato una operazione immensa senza che i sindacati Cgil, Cisl, Uil – costituitisi molti anni prima dell’ALA (fondata nel 2004 dopo consiglio e sollecitazione dell’oncologo dott. Massimo Marcellini) – siano intervenuti. Visto che le morti da amianto risalgono a molto tempo prima della nascita dell’ALA, direi che i sindacati si sarebbero potuti muovere diversamente per ottenere qualche risultato concreto.
Oltretutto va detto che l’indennizzo decade 10 anni dopo la morte della persona. Questo significa che, per prescrizione, alcuni operai associati ai sindacati hanno fatto perdere agli eredi parecchie migliaia di euro di risarcimento.
Si ricorda anche che un caso di mesotelioma trattato da ALA, sindacato Cgil ed un vedovo tramite un avvocato di Ancona è stato liquidato con una cifra modesta e con una formula talmente ridicola da far rabbrividire. In quel caso risulta però che l’avvocato della Cgil abbia comunque ottenuto una cifra adeguata per il lavoro svolto!

Altro elemento eclatante, purtroppo sempre rimasto poco considerato è un passaggio del Film Amianto una storia di Morte’, quando nel corso di un’intervista un ex operaio appartenente alla commissione sindacale di fabbrica, disse testualmente che ’Lui era a conoscenza che l’amianto fosse cancerogeno dal 1970!’.
Cosa che rimase nascosta tra i sindacati e la direzione di fabbrica di Senigallia.
Fatto che nel tempo ha ’contribuito’ alle tante mortalità ed alle malattie accusate dai dipendenti che lavoravano a contatto dell’amianto senza esserne a conoscenza.
Insomma una pagina di triste storia di vita con tanto rammarico e molta negligenza da parte dei sindacati che, anche per i risarcimenti attuali, sono arrivati in ritardo: dopo l’ALA! Associazione ALA che si è poi adoperata – attraverso l’ing. Maurizio Bevilacqua allora Direttore di Zona di Senigallia ed ora direttore generale dell’area vasta n°2 – sin dal 2008 per effettuare uno screening su tutti gli operai viventi che avevono lavorato all’ex Stabilimento Sacelit di Senigallia.

L’operazione si è prolungata dal gennaio 2010 al 31 ottobre 2011, anche se l’ALA resta ancora, con ansia, in attesa di conoscere i risultati, specialmente quelli denunciati all’Inail dalla stessa commissione che ha eseguito lo screening".

"Se da un lato è vero – conclude Montanari – che nessuna somma potrà mai ripagare la morte o la malattia causata dall’amianto, è altrettanto vero che l’elargizione dei vari risarcimenti rappresentano un risultato di rilievo nella battaglia contro l’amianto. Da sempre, per il sottoscritto, combattere l’amianto è stata la battaglia di una formica contro tanti giganti, una battaglia portata avanti nonostante i veti, le ipocrisie, le ingiustizie, le bugie, le parvenze e le promesse solo raramente mantenute.
Chissà in questo momento cosa penserà a riguardo la gente di Casale Monferrato dove – per la fabbrica Eternit – è stato assegnato al Comune un risarcimento di circa 18 milioni di euro per 5 mila ex dipendenti. Una pratica seguita da politici e legali da molto tempo ma, come indicano le cifre, con un risarcimento decisamente ridotto rispetto alle aspettative. A Senigallia quasi 9 milioni di euro per 131 pratiche, a Casale Monferrato 19 milioni di euro per 5000 pratiche!
"

da Redazione

A.L.A. Senigallia
Pubblicato Martedì 20 dicembre, 2011 
alle ore 18:37
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