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Patong, Thailandia: la lenta ripresa dopo l’ecatombe

Una nuova testimonianza dalle zone colpite dallo Tsunami

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Dopo i primi giorni di stordimento collettivo, riprende lentamente la vita a Patong, che falcidiata sulla costa si lecca ora mestamente le ferite: adesso la tragedia appare piu’ netta in quanto le carcasse di tv, computer, vestiti, suppellettili… sono ammucchiati a ridosso del mare per essere poi trasportati in un luogo di raccolta. Nel vecchio campo sportivo le macerie si alzano per una decina di metri e le ruspe impietosamente scaricano tessuti, scarpe, bottiglie e tutto cio’ che costituiva le suppellettili di case, negozi, agenzie e alberghi.Dalla strada costiera si diramano a pettine centinaia di vicoletti ciascuno con una sequela interminabile di negozietti, boutiques,agenzie ecc. Tutta la mercanzia e’ ora preda del mare o scaricata e ammucchiata lungo ciascuna via emanando un senso di distruzione, di fetore accentuato dagli ardenti raggi solari.Nell’Ocean Plaza a cospetto del mare, luogo molto frequentato da turisti e locali, ancora stanno evacuando l’acqua con le idrovore; nei locali sotto il livello della strada, adibiti a supermercato hanno estratto centinaia di morti e ancora se ne troveranno visto che c’e’ ancora un metro d’acqua su cui galleggia gran parte delle merci costituendo un macabro mare multicolore. Chissa’ quante di quelle commesse che ti salutavano col loro caratteristico modo di porsi le mani giunte sotto il mento, sono rimaste vittime dell’onda killer?
Quanti turisti che affollavano gia’ dalle prime ore il supermercato, invasi dall’acqua e impediti ad uscire, semmai ne fossero stati capaci, da un pulmino scaraventato sull’imbocco della scalinata eliminando le ultime speranze di fuga?
Ora si vedono operatori televisivi da ogni parte del mondo, camion che trasportano macerie, turisti con macchina fotografica in mano pronti a cogliere gli aspetti piu’ truculenti della tragedia, operai che cercano di riordinare un po’le cose, alcuni che frugano sui mucchi informi di masserizie.
La polizia, cosi’ fiscale fino a qualche giorno fa con quanti non indossavano il casco o non avevano con se’ la patente di guida, sembra remissiva e lontana.Ho trovato una spiaggia a Surin quasi non toccata dal maremoto; speranzoso mi son messo a girovagare con la moto, ma superata un’altura mi son trovato di fronte ad un’altra spiaggia con lussuosi resorts: ma questa volta lo spettacolo era allucinante; l’onda assassina era penetrata per un buon chilometro nell’entroterra seminando distruzione ovunque. I mezzi di soccorso qua e la’ estraevano cadaveri ormai in putrefazione, case sia di ricchi che di poveri sventrate, alcune casette a schiera erano piegate su se stesse quasi in macabra riverenza. Povera gente che raccoglieva quanto poteva, altre che consumavano un piattino di riso e invitavano me a dividere con loro il magro cibo; io ben in sovrappeso, abbronzato, con la pelle tirata a lucido per i numerosi massaggi effettuati rappresentavo qualcosa di fortemete stonato in quei paraggi; eppure mi sorridevano e un uomo mingherlino mimava l’atto di come si era salvato abbracciandosi e tenendosi stretto una colonna di un edificio.
A perdita d’occhio barche rovesciate, tuk tuk, seggiole, tavoli, matarazzi disseminati qua e la’ tra pozzanchere, ponti crollati, mozziconi di muro.
Mi confortavo il fatto che si sentisse la solidarieta’ del mondo intero e la consapevolezza di come la vita bene o male riesce a rifluire. Certo, vedere bar pieni di gente allegra e ubriaca, ladybar che ritornano a pullulare ovunque sembra un po’ in contrasto con il resto, ma chissa’ che non sia anche questo un aspetto della vita che vuol resistere alla morte?
Probabilmente i festeggiamenti per l’inizio dell’anno nuovo saranno un po’ in sordina, l’ombra della tragedia fara’ capolino anche tra i brindisi; quando leggevo sui mozziconi di mura di qualche bar distrutto "felice anno nuovo" mi suonava irriverente e beffardo ma a pensarci bene e’ giusto riproporcelo e augurarcelo tutti nonostante tutto.

del Prof. Alfredo Bendia

Redazione Senigallia Notizie
Pubblicato Venerdì 31 dicembre, 2004 
alle ore 9:35
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